Blog

Premio Gabriele Basilico: le immagini raccontano Tkvarcheli

1fattidistrorie_Tkvarcheli Print_10 Gabriele Basilico è stato uno straordinario fotografo e il Premio Internazionale di Fotografia di Architettura e Paesaggio intitolato a lui riconnette la memoria di un grande interprete della fotografia d’autore con i giovani fotografi, con i quali il maestro milanese ha sempre avuto un dialogo aperto e fecondo, stimolandoli a indagare l’architettura e il paesaggio attraverso immagini fotografiche che ne svelassero aspetti figurativi, ma anche sociali e culturali.

Il premio, nato per iniziativa dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, dello Studio Gabriele Basilico e della Fondazione Studio Marangoni, non seleziona lavori fotografici già fatti o pubblicati, ma sceglie e finanzia di volta in volta dei progetti, con uno stanziamento di 15.000 euro che il vincitore, indicato da una giuria internazionale “diffusa” composta tra critici, curatori, docenti, direttori di musei, specialisti di fotografia e arti visive, deve investire in una ricerca fotografica destinata a essere pubblicata e messa in mostra. Alla prima edizione sono stati segnalati 42 giovani autori da 28 Paesi e 5 continenti. Vincitrice è stata Maria Gruzdeva, giovane russa che vive a Londra e indaga gli spazi di confine dell’ex unione sovietica, habitat elettivo della sua attività di rilievo e prelievo della memoria delle comunità. Il progetto si intitola La canzone di Tkvarcheli.

Un nome davvero quasi sconosciuto qui da noi: Tkvarcheli è una città dell’Abcasia, territorio caucasico rivendicato dalla Georgia ma di fatto indipendente, proclamato Stato dai fautori della separazione, con alcuni riconoscimenti internazionali. Prima ‘carbon town’ dell’epoca sovietica, oggi Tkvarcheli è una città-fantasma sospesa in una surreale atmosfera post-apocalittica. “L’unico indizio dell’importanza che aveva – dice Maria Gruzdeva – è la sua maestosa architettura: edifici sgretolati che hanno perso la loro forza, le cui tracce rimaste sono spessi muri in pietra coperti di muschio e pilastri avvolti dall’edera, come resti di un’antica civiltà, misteriosa e irraggiungibile”. Paesaggio, abitanti e documenti sono i tre elementi narrativi del racconto di Maria, fatto di immediatezza e profondità, che la giovane artista utilizza nell’analisi di ciò che resta e resiste di questa città, della sua economia industriale, dei suoi pochi ma orgogliosi abitanti.

2fattidistrorie_Tkvarcheli Print_183fattidistrorie_Large print at 180 6fattidistrorie_Tkvarcheli Print_055fattidistrorie_Tkvarcheli Print_204fattidistrorie_Tkvarcheli Print_097fattidistrorie_Tkvarcheli Print_228fattidistrorie_Tkvarcheli Print_06

9fattidistrorie_cover