Le ceramiche blu di Gio Ponti
Il nuovo store a Berlino della casa editrice tedesca Taschen, in Schlüterstraße 39, è il risultato di un progetto a più mani: il designer Marc Newson è l’autore del sistema espositivo a parete per i raffinati volumi dell’editore tedesco, allo studio milanese Licitra Montù Stampanoni si devono gli interni luminosi e percorsi da un respiro mediterraneo, inusuali per l’atmosfera berlinese. Salvatore Licitra, nipote di Gio Ponti e curatore dell’archivio dello studio Ponti, ha scelto alcuni celebri arredi disegnati dal nonno ed entrati nella storia del design italiano del Novecento. Ecco dunque le poltrone progettate per la ristrutturazione dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, la sedia Montecatini disegnata nel ’35 per il primo palazzo Montecatini di Largo Donegani a Milano, il lampadario firmato con Flavio Poli. Sedute, arredi, libri, stampe si appoggiano con levità ed esaltano il vero protagonista dello spazio: il pavimento in ceramiche 20×20 bianche, azzurre e blu, disegnate da Ponti tra il 1960 e il 1962 per l’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, splendido antesignano dei design hotel di oggi. Piastrelle “senza tempo” che sprigionano da sempre una sorta di magia, sospese come sono tra la percezione della personalità dirompente di Ponti e il suo amoroso rispetto per la tradizione dell’artigianato artistico. Oggi la manifattura Ceramica Francesco De Maio riedita in esclusiva questi famosi 30 decori in bianco e blu (il nome della collezione è appunto Blu Ponti). L’esclusiva non riguarda solo i decori, ma anche l’uso degli stessi materiali e tecniche manuali utilizzati in origine dai maestri decoratori vietresi, nel segno della più alta tradizione ceramica. Continua così a sorprendere la forza inesauribile del progetto ceramico, come già Ponti aveva intuito: “… Penso sempre alle infinite possibilità dell’arte: date a uno un quadrato di venti per venti e – benché nei secoli tutti si siano sbizzarriti con infiniti disegni – c’è sempre posto per un disegno nuovo, per un vostro disegno. Non ci sarà mai l’ultimo disegno…”