“Con il latte nelle vene”, edito da Capponi Editore, è l’autobiografia (raccolta e scritta da Gianluca Vagnarelli con l’editing di Luisa Pianzola di Fatti di Storie) di Archimede Sabelli, ultranovantenne fondatore della Sabelli Spa, azienda casearia che nel 2021 compirà 100 anni con la quarta generazione, i nipoti Angelo Galeati e Simone Mariani, ancora alla guida del gruppo con sede ad Ascoli Piceno che oggi conta circa 500 dipendenti con le varie acquisizioni in Veneto, in Slovenia e in Liguria. Come tante imprese italiane, Sabelli è nata come una piccola realtà locale, nell’Italia protoindustriale ed eroica del primo dopoguerra del secolo scorso. Quello che le ha permesso però di crescere, evolversi e trasformarsi è stata la visione straordinariamente determinata e caparbia di Archimede Sabelli, figlio di un casaro sì, ma portatore di una passione per questo lavoro tutta sua, una vocazione totalizzante vissuta come una specie di missione. Perchè quello che colpisce nella storia di Sabelli è che, contrariamente a quello che accade di solito per un’impresa di trasformazione dove si parte dalla facile reperibilità della materia prima, qui la situazione è diversa. Archimede ha dovuto inventarsi di tutto per procurarsi il latte, in una zona, tra il Molise e le Marche, dove la tradizione agricola vedeva le (poche) mucche soprattutto come fornitrici di carne. E convincere i contadini dell’epoca a cambiare idea è stata la sua prima grande sfida, il nodo attorno al quale si è sviluppata la storia dell’azienda. Per inseguire il suo sogno, l’irriducibile Archimede ha anche spostato la sede, più di una volta: da Bojano nel Molise, a Ravenna, a Fermo. La passione per il suo lavoro lo porta anche all’innovazione industriale. Negli anni ‘60 brevetta una macchina semindustriale che “mozza” la pasta filante producendo contemporaneamente un numero consistente di mozzarelle. E invia il prodotto tramite ferrovia, ben coperto da ghiaccio per la conservazione, in tutta Italia.